Il percorso riabilitativo tradizionale per il trattamento della dislessia è altamente specifico per il trattamento di questo disturbo. Solo gli operatori specializzati hanno gli strumenti idonei.
Negli anni sono state sviluppate varie tecniche; sono stati prodotti manuali e programmi digitali per aiutare i soggetti interessati. Una delle tecniche più note è il cosiddetto trattamento sublessicale. Si tratta di un training specifico, per aiutare il soggetto a riconoscere le sillabe più rapidamente e senza errori. Il lavorare con le sillabe è una chiave dei moderni trattamenti. Il sistema è ormai standardizzato, cioè viene applicato in maniera simile dagli specialisti di ogni parte del nostro Paese.
Data questa elevata specializzazione, cosa può offrire di nuovo o di meglio il Metodo Tomatis?
Il punto chiave da tenere presente è che il Tomatis cerca di lavorare sulle cause del problema più che sugli effetti. Consideriamo ad esempio il trattamento sublessicale. In esso l’operatore cerca di allenare il soggetto a migliorare la sua prestazione, usando tecniche e strategie ad hoc, spesso con risultati positivi. Tuttavia non lavora direttamente sul sistema nervoso, ma indirettamente, postulando che sul deficit non si possa intervenire direttamente.
Il metodo Tomatis parte dalla posizione opposta, perchè cerca di lavorare direttamente sul sistema nervoso.
Com’è possibile questo, visto che non usiamo farmaci? La chiave ormai la conoscete: il suono. Attraverso una serie di ascolti di musica filtrata e oscillata elettronicamente (vedi articolo sulla tecnica) è possibile stimolare il sistema nervoso in modo mirato. Infatti, il test d’ascolto dei soggetti dislessici presenta delle anomalie caratteristiche (vedi articolo relativo). In estrema sintesi, alcuni tipi di suono (frequenze molto acute) che aiutano a discriminare le consonanti, e quindi le sillabe, vengono percepiti con difficoltà. Inoltre, anche a volume alto, molti soggetti non distinguono con sicurezza la differenza di tono per due frequenze diverse. Per correggere questi elementi ci aiuta la nostra terapia. Il miglioramento del test d’ascolto è legato spesso al miglioramento della dislessia. Secondo il prof. Tomatis, infatti, durante la lettura il testo scritto diviene suono nella mente del lettore. I suoni delle consonanti sono spesso percepiti in modo confuso, anche se l’udito del soggetto è normale all’esame audiometrico.
Possiamo allora affermare che il Tomatis, agendo sulle cause, sia più efficace della terapia tradizionale?
Non sempre. Io credo che la terapia debba essere su misura del singolo soggetto, sartoriale. Per questo uso entrambe le tecniche. Il metodo Tomatis offre elementi peculiari che sono assenti in ogni altra tecnica. Ma quasi sempre si ottiene un risultato migliore abbinando più tecniche, agendo su più elementi, rispetto ad agire solo su una parte del problema. Per questo penso che usare soltanto l’uno o l’altro sia limitante. Per la dislessia l’elemento fondamentale è verificare quali strumenti sono più utili per quel dato caso. Solo avendo a disposizione una ricca “cassetta degli attrezzi” possiamo lavorare in modo davvero olistico. Io sono, prima che terapista Tomatis, psicologo!
Anche la naturopatia può essere molto utile nel soggetto con DSA. Ciò sarà oggetto di un prossimo articolo. Invito chiunque sia interessato a lasciare una domanda. Alla prossima!