Proseguiamo la nostra rassegna dei disturbi dell’apprendimento esaminando le differenze tra la diagnosi effettuata col Metodo Tomatis e quella neuropsicologica tradizionale.
Premettiamo che l’operazione della diagnosi ormai si avvale di svariati tests diagnostici specializzati. In altre parole uno psicologo o psicoterapeuta raramente si serve di questi strumenti, ma in genere ci si rivolge a professionisti specializzati nel campo. Per avvalersi degli strumenti “dispensativi e compensativi” che dovrebbero essere messi a disposizione da ogni Istituto scolastico, di cui parleremo meglio in un successivo articolo, la diagnosi deve essere effettuata dal Servizio Sanitario Nazionale, ovvero da una struttura pubblica.
Invito a diffidare da chi utilizza strumenti non standardizzati o non ben validati. In parole semplici, è inutile usare test non specifici, ad es. cognitivi generici, per porre la diagnosi DSA!
Lo psicologo è autorizzato ad effettuare la diagnosi, ma deve usare gli strumenti adatti. Prendiamo il caso della dislessia. Per porre una corretta diagnosi, occorre anzitutto escludere il ritardo mentale. E’ quindi necessario somministrare un test per la valutazione del quoziente di intelligenza. Infatti un ritardo mentale anche modesto può compromettere la velocità di lettura, ma non possiamo per questo porre la diagnosi di dislessia! E’ opportuno altresì procedere ad una misurazione optometrica ed audiologica.
Una volta eseguiti questi accertamenti, si può procedere alla valutazione vera e propria della dislessia. Ciò avviene somministrando un reattivo specifico che misura, per mezzo di un brano di testo di lunghezza standard, la velocità media di lettura in sillabe al secondo, nonchè il numero e la tipologia degli errori. Si può valutare anche la dettatura di serie di parole e non-parole.
Com’è evidente, queste prove consentono di avere una valutazione ben precisa sulla qualità della prestazione, ma non ci dicono nulla sulle cause, o sul funzionamento cognitivo. Tale prestazione verrà confrontata con quella media dell’età e della classe scolastica frequentata. Solo se essa sarà statisticamente molto inferiore alla media, verrà posta la diagnosi.
Che cosa può offrire in più la diagnosi mediante il “test d’ascolto di Tomatis”? Senza entrare nel merito della tecnica delle varie prove, che è illustrata nell’articolo relativo al test d’ascolto, abbiamo una differenza sostanziale: qui non misuriamo la qualità della prestazione, ma cerchiamo di arrivare alle cause. I test eseguiti ci permettono di valutare diversi parametri: la sensibilità a suoni molto deboli, la capacità di individuare la direzione di provenienza di essi, la capacità di distinguere con sicurezza la differenza di tonalità tra due suoni. Tutti questi elementi, senza entrare in dettagli tecnici, ci forniscono elementi sul funzionamento del sistema nervoso e sulle capacità percettive. Secondo il prof. Tomatis, le parole scritte divengono suono nella mente del lettore, in altre parole, come è stato riconosciuto dalle ricerche ufficiali, avvienne una trasformazione da grafema a fonema. Una confusione sulla corretta percezione dei suoni è strettamente correlata con la dislessia, questo è stato riconsciuto anche da eminenti studiosi Italiani, ad esempio Cornoldi. Il problema è che spesso è difficile aiutare il soggetto, se a livello del sistema nervoso esiste una difficoltà specifica. I test di Tomatis ci danno però uno strumento in più per arrivare a comprendere come lavora il sistema nervoso, e talvolta anche a valutare la coordinazione tra i due emisferi. Inoltre l’esperienza clinica dimostra che un certo tipo di risultato, cioè di percezione dei suoni, è strettamente correlata con problemi durante la gravidanza ed il parto, come uso di farmaci, mancanza di ossigeno, traumi durante la nascita. Spesso questi problemi quando sono lievi possono passare inosservati, ma lasciano il segno. E sono molto evidenti ai test di Tomatis.
Oltre a valutare l’entità e la tipologia del disturbo, possiamo comprenderne di più la cause. In breve i test di Tomatis non sostituiscono la diagnosi tradizionale, che deve comunque essere eseguita accuratamente, ma offrono numerose informazioni aggiuntive, che sono particolarmente utili per il curante. E’ molto importante valutare i miglioramenti del test da un mese al successivo, piuttosto che fermarsi ad una valutazione statica. Per una migliore comprensione dell’argomento vi invito a visitare la sezione relativa al test d’ascolto.